In
età pediatrica una difficoltà di
ventilazione e/o di intubazione è in generale prevedibile perchè legata
a sindromi complesse o a patologie particolari che non possono sfuggire
ad un esame obiettivo; non è nota l'esatta incidenza di vie aeree
difficili nella popolazione pediatrica al di fuori di questi contesti,
ma è presumibilmente molto bassa (1) e quindi l'eventualità di
trovarsi di fronte a difficoltà impreviste è estremamente
rara. Sappiamo però dalla fisiologia del bambino piccolo che le
conseguenze di un tardivo controllo delle vie aeree sono più gravi
rispetto all'adulto perchè il bambino più rapidamente va
incontro a compromissione cardiocircolatoria a causa dell'alto consumo
di ossigeno e delle scarse riserve (2): la capacità funzionale
residua (CFR), fisiologicamente più bassa in rapporto alla ventilazione
alveolare rispetto all'adulto, risente in modo più importante
nel bambino piccolo delle alterazioni indotte dall'anestesia generale.
Se a questo si aggiunge la distensione gastrica conseguente ad una ventilazione
in maschera difficoltosa la CFR è destinata a diminuire ulteriormente.
Tutto ciò fa sì che il bambino piccolo tolleri l'apnea
solo per tempi brevissimi e che si desaturi rapidamente in condizioni
di ridotto apporto di ossigeno.
Esistono inoltre delle differenze anatomiche che
rendono la ventilazione in maschera e la laringoscopia tecnicamente
più difficili anche
in condizioni normali: neonato e lattante sono caratterizzati da una
testa grossa con occipite prominente; la lingua è grossa rispetto
al cavo orofaringeo; la laringe si trova in posizione più anteriore
e più cefalica; la commissura anteriore ha una inserzione obliqua
e l'epiglottide è lunga, flaccida e tende a cadere sulla glottide;
inoltre nel bambino la porzione più ristretta del tratto laringo-tracheale
si trova a livello della cartilagine cricoide, che è un anello
completo, non estensibile. A causa del piccolo diametro delle vie aeree
la comparsa di edema anche di modesta entità produce una stenosi
critica nel bambino: in una trachea che ha un diametro di 4 mm un edema
circonferenziale di 1 mm riduce del 75% lo spazio utile; è facilmente
intuibile che ciò determina un grosso aumento del lavoro respiratorio
con rapido esaurimento fisico dei muscoli della respirazione e insufficienza
respiratoria.
Il riconoscimento di vie aeree difficili si basa
sulla storia (apnee notturne, respiro rumoroso, stridore, raucedine,
precedenti di intubazione, episodi ricorrenti di laringite) e sull'esame
obiettivo. L'ispezione è fondamentale,
facilmente realizzabile anche senza la collaborazione del bambino e va
praticata sistematicamente: un'asimmetria facciale, una micrognatia sono
facilmente identificabili in questo modo semplicemente osservando il
bambino di fronte e di profilo. I metodi predittivi di difficoltà di
intubazione tracheale (IT) dell'adulto non sono stati convalidati o non
sono applicabili nel bambino (3) anche perché la definizione stessa
di vie aeree difficili è più operatore-dipendente che non
nell'adulto: chi tutti i giorni pratica l'IT nei bambini si trova raramente
davanti a casi di intubazione difficile, diversamente da chi solo saltuariamente
affronta l'età pediatrica. La classificazione di Mallampati non
predice affidabilmente le vie aeree difficili nel paziente pediatrico
perchè la mancata collaborazione influenza negativamente l'accuratezza
dell'esame. Tuttavia l'apertura massimale della bocca durante il pianto
permette di escludere una diminuzione della mobilità dell'articolazione
temporomandibolare; permette inoltre di verificare la situazione dei
denti e, in particolare, l'impianto e l'inclinazione degli incisivi,
le dimensioni della lingua relativamente al cavo orofaringeo e l'eventuale
presenza di lesioni occupanti spazio; la distanza tiro-mentale, con capo
in iperestensione, permette la stima dello spazio mandibolare; la mobilità del
rachide è facilmente verificabile.
E' necessario infine ricordare che a volte possono
presentarsi delle difficoltà all'IT anche quando la glottide è perfettamente
visibile (stenosi sottoglottica, cleft laringo-esofageo, atresia tracheale).
Approccio anestesiologico alle vie aeree difficili
Affrontare preparati un bambino con vie aeree difficili è fondamentale:
l'anestesista deve avere in testa una strategia ben definita che non
lasci nulla all'improvvisazione e tutto il materiale necessario e appropriato
per l'età del bambino deve essere verificato e immediatamente
disponibile. E' consigliabile la presenza in sala operatoria di due anestesisti.
Il bambino diversamente dall'adulto non è in grado di collaborare
e quindi non è possibile affrontare il problema se non con l'ausilio
di farmaci, che vanno scelti e dosati con estrema attenzione e rispettando
alcuni presupposti:
- la premedicazione può essere praticata se si ritiene che possa
essere utile, purchè non deprima la respirazione nè i riflessi
protettivi e non peggiori il grado di ostruzione;
- non è da prendere in considerazione un'IT nel bambino sveglio:
nel bambino reattivo diventa estremamente difficile l'accesso alle vie
aeree anche in condizioni di anatomia normale; può essere proponibile
solo in condizioni di reattività scarsa o assente o nel bambino
sicuramente in grado di collaborare;
- in generale per motivi di sicurezza viene preferito
il mantenimento della respirazione spontanea almeno nelle fasi iniziali;
solo una volta accertata la fattibilità di una ventilazione in maschera si può pensare
ad un approfondimento della sedazione o anche al ricorso ai curari;
- la scelta di una tecnica di anestesia locale o
loco-regionale con sedazione non esclude il problema ma può essere presa in considerazione
in casi selezionati purchè le vie aeree siano rapidamente accessibili,
sia tutto pianificato per un'IT difficile e il bambino possa tollerare
l'anestesia loco-regionale da sveglio o la sedazione;
- tra i farmaci per la sedazione le alternative
sono numerose, così come
le vie di somministrazione; qualsiasi sia la scelta, è necessario
tenere presente che la manipolazione delle vie aeree in piani troppo
superficiali di anestesia comporta accessi di tosse, breath holding,
laringospasmo e perdita del controllo delle vie aeree. L'atropina per
via endovenosa all'induzione deve precedere qualsiasi manovra sulle vie
aeree, sia per contrastare i riflessi vagali scatenati da queste, sia
per ridurre la produzione di secrezioni che impediscono una visualizzazione
ottimale.
- secondo alcuni l'anestesia per inalazione è la tecnica da preferire
in caso di vie aeree difficili (4), ma secondo altri questa scelta è discutibile: è descritta
infatti la perdita del controllo delle vie aeree per rilasciamento dei
muscoli o per laringospasmo, con una situazione che diventa difficile
da gestire perchè il bambino può non avere ancora una vena
incannulata, i farmaci somministrati per via intramuscolare non producono
effetti immediati e il bambino non è rapidamente risvegliabile
se non respira e se la ventilazione in maschera è inefficace.
Se la scelta cade su un'anestesia per inalazione sono da preferire i
vapori meno irritanti per le vie aeree; alotano e sevoflurano sono le
opzioni di scelta, tenendo presente che il sevoflurano viene più rapidamente
eliminato (5). L'associazione con N2O rende l'induzione più rapida
e più dolce, ma a scapito della FiO2 e va quindi valutata caso
per caso.
Altri preferiscono la sedazione per via endovenosa
e quindi con vena posizionata prima dell'induzione (1). Per quanto
riguarda la scelta dei farmaci è opportuno dosare attentamente gli oppiacei nel bambino
piccolo perchè spesso determinano la perdita dell'autonomia respiratoria;
le benzodiazepine possono essere usate, da sole o meglio in combinazione
con la Ketamina; il propofol è probabilmente l'anestetico ideale
sia nella somministrazione in boli per titolazione sia in infusione continua,
perchè permette di mantenere un buon livello di sedazione e di
preservare la respirazione spontanea; inoltre ha ottimi effetti sedativi
sulla reattività delle vie aeree; consente quindi sia l'esecuzione
dell'anestesia locale (consigliabile sempre, ma indispensabile quando
non si ritiene prudente somministrare analgesici per via sistemica) che
l'inserimento di una maschera laringea (LMA) (1,6).
Praticata la sedazione, si può procedere con la ventilazione
in maschera con il duplice scopo di ossigenare il bambino e di verificare
la fattibilità della stessa.
Mentre alcuni ritengono che sia più prudente mantenere la respirazione
spontanea ogniqualvolta l'IT si prospetti difficile, secondo altri, una
volta verificata la possibilità di ventilare in maschera, è indicato
procedere con la curarizzazione (1): nel bambino immobile l'IT è infatti
più facile e non c'è pericolo di laringospasmo; lo svantaggio è quello
di avere meno tempo a disposizione; d'altra parte è chiaro che
se non si usa il curaro l'anestesia deve essere profonda prima di manipolare
le vie aeree e una sedazione profonda può comportare comunque
la perdita dell'autonomia respiratoria.
La scelta del curaro deve cadere su un farmaco a
brevissima durata d'azione; la succinilcolina viene ancora preferita,
nonostante i noti effetti collaterali. Mivacurium e rocuronium rappresentano
le possibili alternative, con il vantaggio della reversibilità degli
effetti tramite intrastigmina.
Anche nei bambini sedati pesantemente l'anestesia
locale riduce la reattività a
livello delle vie aeree e del sistema cardiocircolatorio; è quindi
sempre consigliabile. Solo la dose precalcolata di anestetico (lidocaina
0.5-1% 3-4 mg/kg) va aspirata nella siringa che può essere collegata
allo spruzzatore; lo spray viene depositato direttamente sulla mucosa
di tutte le vie aeree superiori cominciando da entrambe le narici e procedendo
per gradi sempre più distalmente. Altri ricorrono alla somministrazione
per aerosol con ottimi risultati (7).
Nei casi in cui viene conservata la respirazione
spontanea il posizionamento dopo l'anestesia locale di un sondino naso-faringeo
con un flusso di ossigeno permette di mantenere nel tempo buone saturazioni
di O2. A questo punto è indicato fare un tentativo di laringoscopia diretta (8),
ma senza accanirsi perchè il trauma provoca emorragie, edema,
accumulo di secrezioni, laringospasmo tali da rendere impossibile anche
la ventilazione in maschera e più difficili gli approcci alternativi
all'IT. Se l'IT non riesce dopo 3 tentativi falliti è opportuno
inserire una LMA per la ventilazione e valutare altre possibilità di
accesso alle vie aeree.
Possibilità di
approccio alle vie aeree difficili
Se consideriamo la molteplicità degli strumenti e delle tecniche
proposti e la relativa eccezionalità di vie aeree difficili nell'età pediatrica
risulta evidente che non ha senso allenarsi nell'apprendimento di tante
metodiche diverse o, peggio, improvvisare soluzioni artigianali; è molto
meglio acquisire familiarità con una o due tecniche scegliendo
quelle più consolidate dall'esperienza (1).
Tecniche che non prevedono
il ricorso a materiali speciali
a) una difficoltà di intubazione può essere superata semplicemente
con il corretto posizionamento del capo e con la manipolazione della
laringe dall'esterno dopo aver inserito il laringoscopio: la laringe
nel bambino è una struttura mobile alla pressione, molle, cedevole,
non strettamente aderente alle strutture vicine; ciò ne consente
ampi movimenti fino a forzarla in una posizione che consenta l'intubazione.
La pressione in direzione craniale e posteriore riduce l'angolazione
tra la base della lingua e la glottide, facilitando la visualizzazione
della glottide; inoltre i movimenti di lateralizzazione possono essere
di aiuto quando il cavo orofaringeo è piccolo. La manovra richiede
la presenza di un aiuto che tenga la laringe nell'esatta posizione (tecnica
dei due anestesisti); tirare la lingua fuori con una pinza può essere
vantaggioso per creare spazio e sollevare l'epiglottide.
b) la possibilità di dare al tubo la curvatura più adatta
all'anatomia particolare può essere ottenuta inserendo all'interno
del tubo un mandrino flessibile la cui punta non deve assolutamente fuoriuscire
per evitare il rischio di lacerazione dei tessuti molli e di perforazioni.
c) l'intubazione alla cieca è tecnicamente più difficile
rispetto all'adulto perchè l'epiglottide forma con la glottide
un angolo acuto che ostacola il passaggio del tubo; inoltre, essendo
il piano che passa attraverso le corde vocali non perpendicolare all'asse
della trachea come nell'adulto, ma leggermente obliquo in basso e in
avanti una sonda introdotta alla cieca tende a impuntarsi sulla commissura
anteriore; nel bambino questo tipo di approccio è più spesso
fallimentare che nell'adulto; inoltre può provocare trascinamento
di tessuto adenoideo con sanguinamento e edema. Per questi motivi è stato
ormai abbandonato, come peraltro tutte le tecniche alla cieca: la gestione
ottimale delle vie aeree difficili nell'età pediatrica è concentrata
infatti sulla visualizzazione diretta.
d) l'intubazione guidata dal dito dell'anestesista
inserito in bocca fino a palpare l'epiglottide può essere un'alternativa
praticabile.
Tecniche che prevedono il ricorso a materiali speciali
Il ricorso a strumenti particolari richiede un'esperienza
già acquisita
nella tecnica in condizioni ideali:
a) il fibrobroncoscopio (FBS) è lo strumento più efficace
nelle vie aeree difficili e ogni anestesista dovrebbe essere in grado
di usarlo. E' conveniente cominciare con l'instillazione di un vasocostrittore
in entrambe le narici per ridurre il sanguinamento durante il passaggio
dello strumento attraverso il naso, che deve essere comunque atraumatico.
E' opportuno prima di procedere con la manovra somministrare anche un
anticolinergico per via endovenosa, in particolare se il FBS non ha canale
di aspirazione; l'anestesia locale può essere ottenuta con spray
di lidocaina prima dell'introduzione del FBS con la tecnica già descritta
e anche durante il percorso dello strumento se questo è dotato
di canale operatore. L'alternativa rappresentata dai blocchi nervosi è poco
diffusa nell'età pediatrica: il blocco del glossofaringeo è stato
abbandonato perchè fastidioso per il bambino, dà problemi
alla deglutizione, è descritta l'ostruzione delle vie aeree all'estubazione
(12); il blocco del nervo laringeo superiore per via transmucosa orale
non è proponibile nel bambino; il blocco dall'esterno è tecnicamente
difficile perché i reperi possono essere mal apprezzabili. La
tecnica classica di IT con FBS si attua introducendo il FBS dentro un
tubo tracheale di diametro appropriato, si inserisce poi il FBS attraverso
una narice e, una volta ottenuto l'ingresso nella trachea, si fa scivolare
il tubo sullo strumento che viene poi ritirato. Esistono oggi strumenti
di calibro sottile, tali da consentire l'introduzione di un tubo 2.5;
non hanno canale di aspirazione, ma permettono una buona visibilità.
Questo tipo di accesso alle vie aeree è praticabile anche con
tecniche modificate nel caso in cui non sia disponibile uno strumento
sufficientemente sottile: ad esempio un FBS di 3.5 mm con canale di aspirazione
permette il passaggio attraverso questo di un filo guida, si rimuove
quindi il FBS e il tubo viene fatto scivolare sul filo-guida; il FBS
può essere inserito infine attraverso una LMA nel caso in cui
questa sia già posizionata.
b) laringoscopio di Bullard; esistono pochi studi
in età pediatrica
sull'impiego di questo strumento che peraltro ha un costo elevato, tanto
che molti ritengono sia probabilmente più saggio investire sul
FBS (13).
c) stiletto luminoso, disponibile anche per tubi
2.5, presenta limiti e complicanze tali per cui in letteratura ne viene
sconsigliato l'utilizzo nell'età pediatrica: è una manovra alla cieca e, come tale,
può provocare danni: è impossibile infatti capire esattamente
dove sta andando la guida (13) ed eventuali traumi in faringe e a livello
della glottide rischiano di rendere impraticabili altre alternative; è pertanto
controindicato nelle lesioni occupanti spazio come ematomi, tumori, ascessi,
corpi estranei; inoltre in presenza di anatomie particolari (obesità,
collo corto, lingua grossa, epiglottide malacica) questa tecnica spesso
non ha successo.
d) attraverso una LMA; la LMA ha rivoluzionato la
gestione delle vie aeree difficili nel bambino (14-18); c'è ormai una grande esperienza
clinica che dimostra l'efficacia della LMA nell'assicurare la ventilazione
quando la ventilazione in maschera è difficile o impossibile.
Inoltre attraverso la LMA è possibile inserire un tubo tracheale,
manovra peraltro da non fare alla cieca ma sempre con il supporto del
FBS. Nel bambino piccolo infatti quando si posiziona una LMA si riscontra
in oltre il 50% dei casi un rovesciamento all'indietro dell'epiglottide;
questa anomalia di posizione non interferisce di solito con la ventilazione,
ma impone l'uso del FBS se si vuole praticare l'IT per questa via (19).
e) VOIS (video-optical intubation stylet) : stiletto flessibile,
a fibre ottiche, per intubazione video-assistita, meno costoso e più robusto
di un normale FBS; dal 1995 sono stati commercializzati più di
dieci stiletti ottici, a dimostrare come la possibilità di vedere,
associata alla familiarità che gli anestesisti hanno con gli stiletti è un
concetto attraente. Sembra essere un valido aiuto nell'intubazione difficile
e tecnica di più facile apprendimento rispetto ad altre, ma sono
necessari ulteriori studi clinici per definirne il reale valore, soprattutto
nell'età pediatrica (il più piccolo in commercio ha un
diametro esterno di 3.5 mm).
e) cricotiroidotomia e TTJV; la cricotiroidotomia
e l'incannulazione percutanea della trachea attraverso la membrana
cricotiroidea hanno un ruolo nell'emergenza dell'adulto, ma non sono
consigliabili nel bambino piccolo per una serie di motivi: il diametro
tracheale è ridotto
(4 mm nel neonati rispetto ai 26 mm dell'adulto); la membrana cricotiroidea è difficile
da localizzare perché di piccolissime dimensioni (le cartilagini
cricoidea e tiroidea quasi si sovrappongono nel neonato e nel lattante);
la trachea è piccola, difficile da localizzare, più flaccida
e più mobile rispetto a quella dell'adulto e facilmente si sposiziona
posteriormente sotto spinta. Tali particolarità anatomiche rendono
questo tipo di approccio estremamente difficile e pericoloso nell'età pediatrica;
inoltre il piccolo calibro della cannula oppone resistenze eccessive
al flusso gassoso e infine un'ostruzione alta (anche un banale edema
da tentativi multipli di IT) ostacola l'espirazione e aumenta i rischi
di barotrauma. In letteratura l'esperienza è limitata e gravata
da un'alta incidenza di complicanze: le lesioni vascolari ed esofagee
iatrogene sono molto più frequenti nel bambino. Questo approccio è quindi
da evitare nel bambino piccolo (20) se non come risorsa estrema.
f) intubazione tracheale retrograda: secrezioni
e sangue nelle prime vie aeree da tentativi ripetuti di IT possono
rendere impossibile l'IT con FBS; in questi casi secondo alcuni (21) è possibile ricorrere
all'IT retrograda con FBS attraverso puntura translaringea con ago-cannula;
dopo l'introduzione in trachea dell'ago-cannula, la cui punta va rivolta
cranialmente, si rimuove il mandrino metallico e si introduce solo la
cannula; attraverso questa va inserito un filo-guida che viene fatto
uscire dalla bocca e passato nel canale operatore del FBS inserito già nel
tubo tracheale; si avanza quindi con il FBS sul filo-guida fino a passare
le corde vocali; a questo punto si può cominciare ad estrarre
il filo-guida distalmente, dalla cannula translaringea; contemporaneamente
si procede con il FBS in trachea e, su questo, si fa scivolare il tubo.
Per quanto riguarda questa tecnica è necessario sollevare alcune
riserve sia sulla puntura translaringea nel bambino di cui abbiamo già detto,
sia sul fatto che, non esistendo in commercio set pediatrici, le soluzioni
non possono che essere artigianali. E' d'obbligo insistere sull'opportunità di
non accanirsi con i tentativi di laringoscopia diretta proprio per non
venire a trovarsi in situazioni impossibili da affrontare con altri mezzi
meno avventurosi.
g) il Combitube, la cui utilità non è in
discussione nel paziente adulto, non esiste nelle misure pediatriche.
Problema dell'estubazione in caso di vie aeree difficili
Anche l'estubazione in un bambino con vie aeree
difficili deve seguire una strategia pianificata. Il bambino va estubato
da sveglio e solo dopo pieno recupero dei riflessi e della respirazione; è opportuno
pre-ossigenare per 3-5 minuti, aspirare le secrezioni e procedere con
l'estubazione a distanza da un'anestesia locale della glottide; in caso
di edema il bambino deve rimanere intubato fino alla sua risoluzione.
E' chiaro che l'anestesista deve tenersi pronto a reintubare in caso
di fallimento: le alternative possono essere lasciare un filo-guida oppure
ricorrere ad un airway exchange catheter di misura idonea. Questi dispositivi
tuttavia non sono adatti per mantenere l'accesso alle vie aeree dopo
l'estubazione in lattanti e bambini piccoli a causa di un diametro esterno
relativamente grande: il più piccolo disponibile ha un diametro
esterno di 8Fr tale da limitare il flusso aereo nella respirazione spontanea.
Un filo-guida metallico con guaina in Teflon e punta morbida a J riduce
il trauma ai tessuti durante il posizionamento e, in caso di reintubazione,
facilita l'inserimento di un airway exchange catheter sul quale si può far
avanzare un tubo di almeno 3.0 mm di diametro interno (22).
Nei bambini sindromici con problemi di ostruzione
delle alte vie respiratorie e sleep apnea syndrome e nei bambini che
richiedono interventi multipli (ad esempio chirurgia plastica ricostruttiva,
chirurgia maxillo-facciale) è il
caso di prendere in considerazione, prima dell'estubazione, una tracheostomia.
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